di
Lorenza Ghinelli
Editore: Newton Compton
Pubblicazione: 5 gennaio 2012
256 pag.
Prezzo: 9,90 euro
Non si può essere bambini se non te lo concedono.
Un romanzo che va oltre il genere
Un romanzo che va oltre il genere
"La colpa" è un romanzo graffiante e diretto che parla del dolore dell’infanzia ignorato dal mondo adulto e della possibilità di riscattarsi, nonostante tutto.
CONTENUTO:
Estefan, Martino, Greta: tre anime violate da un’esistenza spietata. Estefan nasconde un segreto inconfessabile, un macabro ricordo d’infanzia che lo perseguita. Forse si è macchiato di un crimine atroce, oppure è vittima di una memoria bugiarda, che distorce la realtà. Ma nella realtà, qual è la colpa per cui sua madre e suo padre hanno smesso di amarlo? Anche Martino, il suo migliore amico, custodisce un terribile segreto, una verità sconvolgente che nessuno deve conoscere. Il male che condividono li ha resi complici. Il male che condividono li ha uniti in un legame indissolubile. Non si confidano, chiusi in un silenzio che saranno costretti a infrangere solo quando il passato minaccerà di tornare. Finché un giorno la strada di Estefan si incrocia con quella di Greta, una bambina di appena nove anni che ha perso entrambi i genitori. Cresciuta in campagna, circondata da una decadente periferia industriale, vive come prigioniera nella casa del nonno. Il loro incontro, figlio dell’ennesimo episodio violento, sarà il primo passo verso la redenzione.
L'AUTRICE:
è nata a Cesena nel 1981, è diplomata in grafica pubblicitaria, fotografia, web design e montaggio digitale. Laureata in Scienze della Formazione, ha conseguito presso la Scuola Holden di Torino il Master in tecniche della narrazione. È autrice di racconti, poesie, opere teatrali e cortometraggi. Nel 2010, insieme a Simone Sarasso e Daniele Rudoni, ha pubblicato J.A.S.T. Attualmente collabora con la Taodue come editor e sceneggiatrice. Vive a Santarcangelo.
Per la Newton Compton ha esordito nel 2011 con Il Divoratore, romanzo che ha riscosso grande successo di critica e pubblico. I diritti di traduzione sono stati venduti in sette Paesi e il libro è stato opzionato per diventare un film.
"IL DIVORATORE"
256 pag.
Prezzo: 9,90
Non guardarlo, non cercarlo. Se gli credi lui ti vede
Denny ha solo sette anni, una madre tossica, un padre folle e alcolizzato, dei compagni di scuola che lo maltrattano e lo considerano pazzo. Quando è solo, per vincere il terrore inventa filastrocche inquietanti. Ha un unico amico, che si fa chiamare Uomo dei Sogni: è un vecchio crudele, trasandato, con un bastone in mano. Se qualcuno fa del male a Denny, l’Uomo dei Sogni non perdona. Arriva e vendica.
Pietro di anni ne ha quattordici. È un autistico geniale col dono del disegno. Unico testimone oculare delle aberranti sparizioni di alcuni ragazzini, Pietro fa la sola cosa che gli riesce in modo esemplare: disegna ciò che ha visto. E ciò che ha visto è agghiacciante. Nessuno gli crede, nessuno tranne la sua educatrice professionale, Alice: quei disegni le tolgono il sonno e la precipitano nell’incubo, le ricordano qualcosa che molti anni prima aveva cercato di rimuovere… Ma ora il passato ritorna e travolge. E deve essere fermato.
Onirico e spietato, Il Divoratore non dà scampo al lettore, lo trascina in un sogno angosciante e opprimente, in cui è impossibile distinguere realtà e finzione.
Il caso letterario dell'anno: un romanzo che prima ancora di essere pubblicato ha scatenato aste in tutto il mondo.
Venduto in Spagna, Brasile, Olanda, Russia e Francia.
COMMENTI:
«Lorenza Ghinelli è l’ulteriore esempio di un miracolo ricorrente. Lingua perfetta, lontanissima dai luoghi comuni dei generi noir e horror, cui pure si apparenta. Efficacia stilistica totale, con frasi talora elaborate che nulla tolgono alla scorrevolezza del testo e al fluire della trama. Un crescere della suspense ottenuta evitando mezzucci ed espedienti di seconda mano. Lorenza Ghinelli riesce a fare apparire lineare ciò che è complesso, a farci “scivolare” su frasi in cui ogni parola è in realtà studiata. Come nei film di Hitchcock, ci si trova immersi in girandole di virtuosismo senza che nemmeno ce ne accorgiamo, e senza che ciò leda il dipanarsi della storia e la felicità della lettura. Per dirla con una battuta, non divorate Il Divoratore. Centellinatelo, semmai. Scoprirete sapori forti e aromi nascosti.»
- Valerio Evangelisti -
«Trama ottimamente congegnata, testimonianza di come il made in Italy se non è usa e getta, può diventare brand di esportazione.»
- Gian Paolo Serino, D di Repubblica -
«Il romanzo esce dai canoni di genere e impressiona non solo per la storia, ma anche per uno stile di scrittura cinematografico e insieme di spessore letterario.»
- Il Giornale -
«Stupisce che temi come la fobia sociale facciano parte del bagaglio culturale di scrittrici così giovani»
- L’Espresso -
«Un bambino autistico, uno scomparso e gli incubi neri dell’infanzia.»
- Panorama -
«Tenebroso e visionario, onirico e spiazzante per il suo coraggio narrativo».
- Alessandro Mezzena Lona, Il Piccolo -
«Un romanzo in cui si legge la lezione di Stephen King, la stessa capacità di trovare l’orrore fantastico nelle miserie e nelle angherie dell’infanzia, ma che non imita, e mostra una voce genuina, giovane e italiana.»
- Il Riformista -
INTERVISTA:
TI ASPETTAVI IL SUCCESSO AVUTO DA IL DIVORATORE? COME LO HAI VISSUTO? Quando inizio un percorso non mi pongo tante domande sugli esiti. Sono un’istintiva. Non mi aspettavo successi né insuccessi, ho sempre creduto nel mio lavoro, questo sì. Il successo che accompagna Il Divoratore l’ho vissuto in modo contrastante, sono stata certamente gratificata, e lo sono tutt’ora; l’altro lato della medaglia è la sovraesposizione che continuo a non amare. Ma fa parte del gioco. Penso di comprenderlo ogni giorno di più. La libertà è una dimensione squisitamente interiore, se si ha coraggio di calarsi in se stessi e di portare la propria essenza in ciò che si fa, non c’è successo o insuccesso che tenga.
COME NASCE IL TUO SECONDO ROMANZO? COSA HA IN COMUNE E COSA DI DIVERSO DAL PRIMO?
Nasce dall’urgenza di liberarmi di altri fantasmi, di dare loro un senso attraverso la narrazione. Scrivere è per me, sempre e comunque, un’esperienza catartica. È l’unica disciplina che accetto e pratico con devozione. In comune col primo c’è una certa visione del mondo che è radicata in me, è il mio modo di percepire e raccontare quello che vedo, che mi attraversa e mi abita. Di diverso c’è la storia e il piano su cui ho voluto trasporla: ho voluto, in questo nuovo libro, fidarmi di più del reale. Calarmi in una realtà fatta di ferite mai curate. Ho voluto che i miei personaggi trovassero la forza di riaprirle e affrontarle davvero. O forse sono i miei personaggi ad avermi chiesto di raccontarli in questo modo, non saprei.
I BAMBINI E GLI ADOLESCENTI SONO SEMPRE AL CENTRO DELLE TUE STORIE. PERCHÉ?
L’infanzia è un’età in cui ogni percezione è vorace del mistero in cui siamo immersi, ma in cui mancano gli strumenti per arginare il terrore, i dubbi, l’ignoto. Quelli li acquisiamo con l’età e ci aiutano a vivere meglio, almeno per molti aspetti, ma ci strappano anche l’Incanto necessario per sentirsi davvero vivi. Con l’adolescenza veniamo a patti col mondo. Ci ribelliamo a esso, iniziamo a scegliere le strade da percorrere. È un’età delicatissima in cui ci rendiamo conto che possiamo autodeterminarci. E questa consapevolezza può essere soverchiante.
SEMBRA QUASI CHE DALL'UOMO NERO DEGLI INCUBI, TU ABBIA DECISO DI NARRARE QUELLO REALE, CHE FA ANCOR PIÙ PAURA...
È così, in effetti. Il mio secondo romanzo si distanzia dal genere con cui è stato identificato Il Divoratore. Ma non per questo sconvolge e spaventa di meno. Anzi. È in assoluto la storia che più ho amato scrivere. E che mi ha fatto dannare. Quando affronto certi argomenti, quando decido di stanare antichi fantasmi, mi chiedo sempre: «Ma non potevo lasciarli in cantina? Non potevo far finta di niente?». No. Non potevo.
I TUOI PERSONAGGI, NONOSTANTE AFFRONTINO L’ORRORE NELLE LORO ESISTENZE, IN QUALCHE MODO CE LA FANNO.
Il mio non è ottimismo. È resilienza. I traumi capitano, travolgono, deviano le rotte che avevamo intrapreso. Ma capire che in quella deviazione può nascondersi un’opportunità è l’unico modo per vivere davvero nonostante tutto.
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