HO DECISO DI DEDICARE UN ANGOLINO DEL MIO SPAZIO LETTERARIO AGLI
"SCRITTORI EMERGENTI"
PRESENTANDOVI IL LORO LIBRO
E
- SE SONO FORTUNATA -
LA LORO INTERVISTA!
Oggi nel mio piccolo angolino dedicato ai libri, ho il piacere di ospitare una giovane scrittrice torinese, Elisabetta Ossimoro, laureata in lettere attualmente specializzanda in italianistica, che nel 2011 ha pubblicato un romanzo con la casa editrice Sangel Edizioni, intitolato “Nix”.
I commenti sulla pagina di Anobii sono di 4 stelline su cinque.
di
Elisabetta Ossimoro
Editore: Sangel Edizioni
Pubblicazione: gennaio 2011
180 pag. brossura
Prezzo: 12,90 cartaceo/ ebook 3,00 euro
Genere: Romanzi Contemporanei
CONTENUTO:
Nix non è un serial killer, non è un mago e nemmeno un vampiro. Nix ha diciannove anni, un fascino spiazzante e una fidanzata molto bionda. Ha due amici carissimi, Ermanno e Ottilia, con cui affronta le piccole tragedie quotidiane dell’ultimo anno di liceo. Ha incubi ricorrenti, che lo perseguitano ogni notte.
Nix sa moltissimo e parla poco, avanza verso la Maturità con un’eleganza talmente naturale da sembrare studiata, trova il bene e il male nei posti più improbabili, ha reazioni imprevedibili nei contesti più strani.
Intorno a lui si muove un mondo di scuola, compiti, gite scolastiche, supposti intellettuali, presunti idioti, parenti stretti, creature evanescenti, professori sull’orlo di una crisi di nervi, opere d’arte, oggetti inanimati, storie d’amore che iniziano e finiscono.
Le sue poche parole affilate dissacrano le istituzioni, cercano un’eternità possibile in quel circo di luoghi comuni che è la fine dell’adolescenza. Vano è ogni tentativo di comprendere il perché della sua inquietudine, del precoce disincanto e dell’immagine troppo sfocata che ha del suo domani. Ma chissà… forse, prima dell’ultimo atto, arriverà una risposta.
Nix sa moltissimo e parla poco, avanza verso la Maturità con un’eleganza talmente naturale da sembrare studiata, trova il bene e il male nei posti più improbabili, ha reazioni imprevedibili nei contesti più strani.
Intorno a lui si muove un mondo di scuola, compiti, gite scolastiche, supposti intellettuali, presunti idioti, parenti stretti, creature evanescenti, professori sull’orlo di una crisi di nervi, opere d’arte, oggetti inanimati, storie d’amore che iniziano e finiscono.
Le sue poche parole affilate dissacrano le istituzioni, cercano un’eternità possibile in quel circo di luoghi comuni che è la fine dell’adolescenza. Vano è ogni tentativo di comprendere il perché della sua inquietudine, del precoce disincanto e dell’immagine troppo sfocata che ha del suo domani. Ma chissà… forse, prima dell’ultimo atto, arriverà una risposta.
L'AUTRICE:
Elisabetta Ossimoro è nata nel 1987 a Torino, dove si è laureata in Lettere e sta ora specializzandosi. Nel tempo libero scrive articoli di letteratura e cinema per forum e riviste culturali. Ha scritto questo romanzo a vent’anni, quale ideale suggello alla sua esperienza liceale.
Più prosaicamente:
Figura retorica, nottambula, apprendista filologa romanza, cinefila e bibliofila incallita, sognatrice, pontificatrice letteraria, appassionata di make-up e laccatura unghie. In due parole? Contraddittoria e infaticabile (purchè non ci sia da alzarsi presto al mattino!).
LINK UTILI:
- Blog ufficiale dedicato: "qui"
- La pagina di Anobii: "qui"
- Le recensioni: "qui"
- La pagina Facebook: "qui"
- Link per acquistarlo in ebook a soli 3,00 euro: "qui"
INTERVISTA:
Benvenuta Elisabetta...e’ un piacere averti qui, iniziamo con la domanda forse piu’ ovvia, ma fondamentale:
- Perche’ scrivi?
Scrivo per rispondere a un’inesplicabile esigenza interiore, che mi perseguita dalla più tenera età: come amo raccontare spesso, il mio primo tentativo di scrivere un romanzo risale a quando avevo sette anni, età in cui amavo trasferire su carta i giochi che io e mio fratello facevamo nel giardino della casa al mare durante l’estate. A volte facevo anche il contrario: scrivevo storie che poi servivano da “sceneggiatura” per i nostri giochi in giardino. Da quando ho cominciato mi è stato impossibile smettere. Ho sempre scritto: racconti e recensioni per concorsi letterari per tutta l’adolescenza e poi i miei due romanzi tra i 17 e i 20 anni. Ora sono 5 anni che sono ferma, perché le due tesi di laurea hanno letteralmente prosciugato la mia vena creativa.
- A proposito del tuo libro puoi dirmi qualcosa di piu’ a riguardo che non sia gia’ stato
menzionato nella trama?
Una cosa che dalla trama trovo non sia abbastanza evidente è la grande ironia (giocosa, ma spesso anche feroce) che pervade tutto il romanzo: Nix è un protagonista arguto, che smonta con l’ironia tutti i vari luoghi comuni dell’età adolescenziale e del mondo scolastico. Dalla trama presente sulla quarta di copertina prevale il punto di vista esistenziale, mentre Nix è godibile anche nel suo risvolto più divertente e scanzonato, come nel racconto delle vicissitudini dei protagonisti durante la gita a Barcellona, un grande classico delle classi finali dei licei: in alcuni momenti il tono esistenziale si mescola al registro della commedia, creando un effetto straniante che è proprio del mio modo di scrivere. Trovo che la vita sia profondamente tragicomica ed è il motivo fondamentale per cui amo scrivere così.
- Quanto di te c’e’ nel tuo libro?
Ah, moltissimo. Nei personaggi come nelle ambientazioni: c’è il mio amore per la scuola, per i libri, per l’amicizia vera. C’è l’implacabile severità iconoclasta del protagonista, che era la mia quando ero adolescente (ora mi sono un po’ calmata!). C’è la sensazione di apparente smarrimento che sopravviene alla fine della scuola. E nel protagonista ci sono tanti miei difetti. Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto, dice a ragione Calvino.
- Come nasce una storia?
Una storia nasce per necessità, ma non può terminare che per convinzione. Mi spiego: se la tua storia non preme per uscire, non risponde a un tuo pulsante desiderio di esprimerti, allora significa che non è buona. Quindi non si può cominciare a scrivere un libro solo perché “oggi ho deciso che voglio scrivere un libro”, ma solo se c’è un’intenzione pressante a monte, una storia che ha esigenza di essere raccontata. Viceversa, con la necessità non si va lontano: la spinta iniziale dev’essere data dall’ispirazione, ma può essere “compiuta” soltanto da un progetto. Quindi, una volta che si è iniziato, è necessario sapere dove si vuole andare a parare e concepire una sorta di “scheletro” della storia, che funga da traccia, ma non da gabbia. Quindi, è possibile che la storia prenda anche strade inaspettate e non segua lo schema iniziale, ma è indispensabile avere un progetto di massima, a monte. Una cosa che ho imparato col tempo è che bisogna evitare di scrivere quando non si è ispirati. Scrivere senza ispirazione annoia e anche il lettore, quando leggerà lo scritto, inevitabilmente si annoierà. Per cui è necessario essere ispirati, anche a costo di stare fermi per mesi (a me con Nix è successo: dopo i primi 8 capitoli sono stata ferma quasi un anno, prima di ritrovare la strada giusta e completarlo di lì a un paio di mesi).
Quindi una (buona) storia nasce dalla giusta dialettica tra necessità e convinzione.
- Una domanda che faccio sempre – anzi ti confesso, che e’ la mia preferita - quando hai scritto l’ultima parola, ponendo la parola “fine” come ti sei sentita?
Ho scritto l’ultima parola di Nix alle ore 1,11 dell’ 11/11/2007. Si parla ormai di un po’ di anni fa e non era la prima volta che finivo un romanzo. La prima volta è stata a maggio del 2005, quando ho finito il mio primo romanzo, che era un fantasy: gioia incommensurabile, ma anche un senso di perdita, di abbandono. Ricordo di essere rimasta per giorni in uno stato di euforia, anche perché ero davvero giovanissima, avevo 17 anni, e avere finito un romanzo (scritto a mano, pensate un po’!), mi sembrava una cosa incredibile. Per Nix l’emozione è stata più ovattata, un piccolo trionfo in sordina, data anche l’ora tarda. Diciamo che stavolta c’era la consapevolezza di aver scritto qualcosa che apprezzavo davvero in ogni sua parte. Un orgoglio più contenuto, ma più consapevole.
- Ho letto, in una tua precedente intervista, che leggi di tutto, ma se dovessi scegliere qual e’ il genere che ami di piu’ o che comunque senti che in qualche modo ti appartiene perche’ ti rappresenta?
La narrativa generale, insomma, quella che aspira a diventare letteratura. Quella che spazia tra i generi, che rompe i confini, creando qualcosa di nuovo. La narrativa generale è l’unico “genere” che può essere contemporaneamente tutto e il contrario di tutto. Un esempio? Voglio citare la Trilogia di Gormenghast di Mervyn Peake, un fenomeno letterario contemporaneo a Tolkien (persino lievemente precedente), di cui anche molti patiti del fantasy (italiani) non conoscono l’esistenza. Sì, perché si potrebbe dire che Gormenghast è fantasy, perché è ambientato in un mondo di fantasia. Ma è anche un romanzo esistenziale, un racconto dell’assurdo, con profonde influenze Kafkiane e un romanzo di formazione. Insomma, è qualcosa che buca i generi. Un altro esempio, questa volta più conosciuto? Il nome della rosa. Romanzo storico? Giallo? Thriller? Romanzo metaforico/simbolico sugli equilibri del potere nel medioevo? Romanzo di formazione? Romanzo a tesi sull’inquisizione? Tutto questo e molto altro. Perché solo ciò che scavalca i generi è destinato a diventare un classico.
- Ed infine qual e’ Il tuo sogno nel cassetto? Perche’, credimi, tutti in fondo in fondo ne abbiamo uno.
La pace nel mondo. Ehm, no scherzo :-D Il mio sogno nel cassetto è riuscire a scrivere buoni libri (non necessariamente tanti) e instillare nei miei lettori il desiderio di acquisire consapevolezza e spirito critico. Credo che lo spirito critico sia una di quelle cose di cui non siamo mai abbastanza forniti, specie in una società dove sempre più spesso si sente dire ai giovani che devono essere competitivi, svelti, intraprendenti, nell’ottica di “diventare leader”. Senza spirito critico si rischia di sfornare generazioni di squali che faranno di tutto pur di “arrivare” e una volta “arrivati” non si ricorderanno nemmeno più da dove erano partiti e perché.
Grazie per avermi dato l’opportunita’ di conoscerti meglio, non mi resta che augurarti...in bocca al lupo per tutto!
veramente un'iniziativa lodevole... e poi sostenere e comprare la buona e giovane letteratura italiana è cosa buona e giusta
RispondiEliminaGrazie a Debora e a tutti i suoi lettori :-) Un abbraccio!
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