Il 27 gennaio 2014 in onore della "Giornata della Memoria", la scrittrice Monika Held presentera' il suo romanzo "La notte più
buia" al Goethe-Institut Mailand.
"La notte buia" e' un romanzo dalla trama coinvolgente e dalla scrittura impeccabile, Monika Held fa tesoro delle testimonianze raccolte in prima persona dai sopravvissuti dei campi di sterminio e «riesce a mostrare un lato inedito della Shoah» (Kölner Stadt-Anzeiger). Il risultato è una storia d’amore universale, cruda e commovente assieme; un viaggio liberatorio che è tale proprio perché non volta le spalle alla memoria.
EVENTO:
Goethe-Institut Mailand, Biblioteca - 27 gennaio ore 18.30 - Via San Paolo 10,
Milano
Ingresso libero
Tel.: +39 02 77691733
di
Monika Held
Editore: Neri Pozza
Pubblicazione: novembre 2013
288 pag.
Prezzo: 16,50
CONTENUTO:
È il 5 giugno 1964, un torrido venerdì
d’estate, quando Lena incontra per la prima volta Heiner Rosseck all’interno del
tribunale di Francoforte. Terminate le ultime traduzioni e lasciato il suo
angusto ufficio senza finestre, sta per guadagnare l’uscita, con il pensiero
rivolto già a come svagarsi con una nuotata all’aperto, un film al cinema o
magari un bicchiere di vino, quando lo vede: un uomo alto e smagrito sul punto
di scivolare a terra lungo una parete. Il tempo di sorreggerlo e di chiedergli
«Sta bene?» che apprende la sua drammatica storia.
Heiner Rosseck da Vienna, giunto nelle fredde aule del tribunale di Francoforte per testimoniare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz in cui è stato prigioniero. Rosseck, il sopravvissuto, appena sottoposto a un estenuante interrogatorio sul ruolo, le responsabilità e le azioni di due imputati, Kehr e Kaduk, i peggiori aguzzini del campo di prigionia.
«Dove è successo, signor Rosseck? In quale giorno? Da che distanza ha assistito all’esecuzione? Ricorda se pioveva? Se c’era la neve?» Riandare a quei terribili giorni significa, per Heiner, riaprire ferite atroci e mai rimarginate. Ma il problema non è questo. Il problema è rispondere con precisione, con lucidità, senza tradire la memoria, senza contraddirsi.
Come può, tuttavia, restituire con freddezza la notte buia che ha vissuto? E riportare alla parola lo sterminato orrore che ha visto? Come può, infine, farsi capire se lui parla una lingua diversa dagli altri, una lingua in cui «rampa» non è un innocuo, semplice oggetto di metallo, ma lo scivolo su cui i corpi vengono trasportati verso i forni crematori, in cui «camino» è la bocca dell’inferno, e in cui la parola «selezionato» indica che è il momento di dire addio al compagno di branda?
Quando, al cinquantesimo giorno di interrogatori, Heiner cede alle lacrime, il processo viene sospeso. L’uomo vorrebbe tornare a Vienna, lontano da chi lo accusa di essere prigioniero del passato, ma Lena ha intravisto in lui qualcosa di speciale, e non vuole abbandonarlo.
Inizia così una struggente «educazione sentimentale» che li avvicina sempre più, fino a riportarli in Polonia, nei luoghi in cui l’orrore ha avuto inizio, e dove Lena capirà che sta a lei scacciare le ombre che gravitano su Heiner e ricordargli che l’esistenza concede sempre una possibilità per ricominciare daccapo.
L'AUTRICE:
Heiner Rosseck da Vienna, giunto nelle fredde aule del tribunale di Francoforte per testimoniare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz in cui è stato prigioniero. Rosseck, il sopravvissuto, appena sottoposto a un estenuante interrogatorio sul ruolo, le responsabilità e le azioni di due imputati, Kehr e Kaduk, i peggiori aguzzini del campo di prigionia.
«Dove è successo, signor Rosseck? In quale giorno? Da che distanza ha assistito all’esecuzione? Ricorda se pioveva? Se c’era la neve?» Riandare a quei terribili giorni significa, per Heiner, riaprire ferite atroci e mai rimarginate. Ma il problema non è questo. Il problema è rispondere con precisione, con lucidità, senza tradire la memoria, senza contraddirsi.
Come può, tuttavia, restituire con freddezza la notte buia che ha vissuto? E riportare alla parola lo sterminato orrore che ha visto? Come può, infine, farsi capire se lui parla una lingua diversa dagli altri, una lingua in cui «rampa» non è un innocuo, semplice oggetto di metallo, ma lo scivolo su cui i corpi vengono trasportati verso i forni crematori, in cui «camino» è la bocca dell’inferno, e in cui la parola «selezionato» indica che è il momento di dire addio al compagno di branda?
Quando, al cinquantesimo giorno di interrogatori, Heiner cede alle lacrime, il processo viene sospeso. L’uomo vorrebbe tornare a Vienna, lontano da chi lo accusa di essere prigioniero del passato, ma Lena ha intravisto in lui qualcosa di speciale, e non vuole abbandonarlo.
Inizia così una struggente «educazione sentimentale» che li avvicina sempre più, fino a riportarli in Polonia, nei luoghi in cui l’orrore ha avuto inizio, e dove Lena capirà che sta a lei scacciare le ombre che gravitano su Heiner e ricordargli che l’esistenza concede sempre una possibilità per ricominciare daccapo.
L'AUTRICE:
Monika Held (1943) è nata e cresciuta ad Amburgo. Per
molti anni è stata corrispondente per il magazine Brigitte, scrivendo su Italia,
Albania, Bhutan, Paraguay, Guatemala e Mongolia. Ha ottenuto numerosi premi per
i suoi articoli e per il suo impegno politico, tra cui il German Social Prize,
l’Elisabeth-Selbert-Preis, il Reporting Prize e la Polish Medal. Attualmente
vive in Germania, a Francoforte sul Meno.
Her@
RispondiEliminaMAI dimenticare atrocità fatte dall'uomo contro se stesso.
MAi dimenticare chi combatté per liberare la patria
MAI dimenticare chi fece soffrire l'umanità e non ebbe pietà perché aveva degli ideali deviati (e malati)
MAI perdonare chi per convenienza, codardia o interessi condivideva certi "ideali" e ne era la mano armata.
Nessuno di loro ha mai chiesto scusa, e neppure il generale, morto di recente, ha mai avuto un attimo di ripensamento per tutto ciò che ha combinato.
TUTTO si deve ricordare.
Assolutamente...non potrei essere piu' d'accordo.
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