Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni... W. Shakespeare

mercoledì 21 settembre 2011

Anteprima: "UN METODO MOLTO PERICOLOSO"

IL LIBRO:


(copertina non ancora disponibile)
di
John Kerr
Editore: Frassinelli
Pubblicazione: 27 settembre 2011 (ristampa)
708 pag.
Prezzo: 11,90

Uscito per la prima volta negli anni Novanta, il libro è la ricostruzione più completa della nascita della psicanalisi, che – grazie al ritrovamento di un carteggio sorprendente tra Jung, Freud e la Spielrein – svela tutti i retroscena storici della rottura tra i due maestri. A causare quella che fu una vera e propria rivoluzione del pensiero moderno fu la giovane ebrea russa Sabina Spielrein, in un gioco spietato di diffidenze razziali, complicazioni erotiche e vendette. Da cui discendono alcuni dei principali caratteri della psicanalisi come la conosciamo oggi. 
Dal libro è tratto il film "A dangerous method" di David Cronenberg
nelle sale cinematografiche dal 30 settembre


CONTENUTO:

Di sigmund Freud e Carl Gustav Jung si sa tutto e la psicanalisi e' entrata a far parte nel linguaggio quotidiano, dall'interpretazione dei sogni al complesso di Edipo, dalla Donna Selvaggia all'Io e all'Es. Ma e' sulla vita dei due padri fondatori che John Kerr, in questa appassionante ricostruzione storica, racconta qualcosa di completamente nuovo: La sua rilettura di quel periodo e del rapporto tra Freud e Jung prende avvio dal ritrovamento di un carteggio: nel 1977 affiorano da uno scantinato ginevrino diari, lettere, abbozzi di scritti inediti dei due grandi e di una donna, Sabina Spielrein, ancora poco nota. L'impatto e l'importanza dei testi sono quelli di una verae propria rivoluzione, che mette in luce il lato debole - solo perche' sconosciuto fino a quel momento - nel triangolo Jung-Freud-Spielrein. Semplice caso clinico all'inizio, curata da Jung con il nuovo metodo di Freud, Sabina gioca piu' di un ruolo nella vita dei due scienziati: paziente, amante e (involontaria?) traditrice di Jung prima, quindi amica, confidente e infine collega di Freud, diventa testimone consapevole della frattura tra la scuola di Vienna e quella di Zurigo, i valori ebraici e quelli cristiani. Oltre la riflessione sulla psicanalisi, quindi Kerr da risalto alle vicende personali dei suoi protagonisti: cio' che ciascuno di loro scopri' nella vita privata dell''altro e il potere che - grazie a questa conoscenza - cercarono di esercitare sono finalmente raccontati in tutta la loro esplosiva, incandescente umanita'.


L'AUTORE:

John Kerr si e' formato come psicologo clinico presso la New York University. Ha collaborato con The Analytic Press, casa editrice specializzata in opere sulla psicanalisi, ed e' stato co-curatore di un altro libro sul movimento psicanalitico Freud and the History of  Psychoanalysis.



IL FILM:

Locandina A Dangerous Method
dal 
30 Settemnbre 2011



Zurigo 1904. Carl Gustav Jung ha ventinove anni, è sposato, in attesa di una figlia e affascinato dalle teorie di Sigmund Freud. Nell'ospedale Burgholzli in cui esercita la professione di psichiatra viene portata una giovane paziente, Sabina Spielrein. Jung decide di applicare le teorie freudiane sul caso di questa diciottenne che si scoprirà aver vissuto un'infanzia in cui le violenze subite dal padre hanno condizionato la visione della sessualità. Nel frattempo Freud, che vede in Jung il suo potenziale successore, gli manda come paziente lo psichiatra Otto Gross, tossicodipendente e dichiaratamente amorale. Saranno i suoi provocatori argomenti contro la monogamia a far cadere le ultime barriere e a convincere Jung ad iniziare una relazione intima con Sabina. 
Non è difficile capire quanto questa sceneggiatura (che risale alla metà degli anni Novanta) e soprattutto questa storia con protagonisti che hanno rivoluzionato le scienze umane abbiano suscitato l'interesse di David Croneberg attento, come sempre, a vicende in cui siano centrali la complessità dell'essere umano e il coacervo di sentimenti e pulsioni che ne promuovono l'agire. Non c'è carne esposta o martoriata in questo film e neppure la violenza che esplodeva improvvisa nelle sue due ultime opere. C'è semmai un ritorno all'indagine della psiche già affrontato in Spider sotto l'egida di un romanzo di McGrath. 
Sul rapporto tra Sabina Spielrein e Jung si era già puntata la macchina da presa di Roberto Faenza quando girò Prendimi l'anima. Cronenberg assume la stessa prospettiva mostrandoci l'evolvere della relazione Jung/Spielerein ma entrando in profondità anche nel rapporto maestro/discepolo che si va costruendo tra Freud e Jung. Una giovane donna urlante riempie lo schermo e una carrozza nelle prime inquadrature del film. Quel grido progressivamente si placherà ma resterà sempre sottotraccia, pronto a riemergere. Perché a Cronenberg interessa analizzare ancora una volta la fragilità dell'agire anche quando, a livelli culturali elevati, si tenta di lavorare sullo smascheramento delle cause del disagio finendo poi con il precipitarvi. C'è un'inquadratura di Carl Gustav e Sabine sdraiati vicini sul fondo di un'imbarcazione. Sembrano prigionieri di una bara in cui cercano di allentare una passione che contrasta con il lavoro che compiono sui pazienti e con la stessa deontologia professionale. In questo film poi i segni dell'elaborazione delle pulsioni cercano di trovare un incanalamento nella parola. Non solo in quella detta in sede di analisi ma anche in quella, scritta, del carteggio intercorso tra i tre protagonisti. Se Freud ammise il contributo dato dalla Spielrein alla psicoanalisi, Jung non lo fece, ma anche nel suo caso l'apporto è innegabile. Gli splendidi titoli di testa e di coda ci ricordano come i segni dell'inchiostro, su una carta che assume la porosità della pelle, abbiano inciso profondamente sulla storia del Novecento passando attraverso le illuminazioni e le contraddizioni di tre personalità in costante ricerca.

TRAILER del film:




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