Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni... W. Shakespeare

domenica 29 luglio 2012

Rubrica: "Scrittori Emergenti"



HO DECISO DI DEDICARE UN ANGOLINO DEL MIO SPAZIO LETTERARIO AGLI 

"SCRITTORI EMERGENTI" 

PRESENTANDOVI IL LORO LIBRO E  - SE SONO FORTUNATA -

LA LORO INTERVISTA!

A dispetto di ogni mia aspettativa questa rubrica sta diventando un appuntamento settimanale e questo non puo' che rendermi molto orgogliosa, anche perche', e' forse la rubrica che preferisco di piu' in quanto racchiude progetti e speranze di chi cerca di realizzare un sogno.

Oggi questo spazio e' dedicato ad un giovanissimo scrittore, Nicola Nicodemo, che ha deciso di auto-pubblicare il suo primo romanzo, in versione ebook, dal titolo "La gatta che suonava il piano" su un tema forte e importante.


di
Nicola Nicodemo
Editore: SBF  Narcissus
Pubblicazione: 2012
previste 38 pag.
Prezzo ebook: 1,99 euro

CONTENUTO:

Tre racconti, una sola storia. 1944. I nazisti occupano Parigi. Edifici crollati, i corpi delle vittime campeggiano come vessilli nei luoghi degli scontri. Fame, disperazione e rassegnazione riempiono gli animi avviliti dei parigini. Ma c'è ancora speranza nei cuori di chi non si è mai arreso, di chi combatte, di chi ogni giorno ravviva la fiamma del ricordo e di una promessa. C'è bisogno di lotta nel cuore di Vincent, che ha perso tutto ma vuole difendere il futuro di sua figlia. C'è entusiasmo, voglia di vivere e di riconquistare la libertà, nei cuori di un gruppo di operai che non sanno nulla di guerra, di odio, di armi, ma scelgono di ribellarsi al nazismo e di riscrivere il finale ad una insulsa pagina di storia, per la loro città occupata.

L'AUTORE:

Nicola Nicodemo vive a Capaccio (Salerno). Nato nel 1994, frequenta il liceo scientifico. Alla passione per numeri e formule affianca quella per le parole. Si avvicina alla scrittura attraverso i concorsi letterari e la scuola. Grazie al sostegno del suo blog "Blog novel: Il Romanzo" riesce a concludere il suo primo romanzo, dando vita ad altri progetti. Dopo la pubblicazione di racconti in diverse antologie, decide di autopubblicare il primo ebook "La gatta che suonava il piano". Ama condividere emozioni e esperienze, ma preferisce farlo solo attraverso la parola scritta. Così rimane un adolescente asociale, col suo sogno di diventare scrittore.

"La gatta che suonava il piano" è il mio primo ebook autopubblicato. È una breve antologia di tre racconti, ambientati nella città di Parigi durante l'occupazione nazista. In essi, ho voluto condividere la mia idea di scrittura, uno strumento straordinario che mi permette di descrivere e trasmettere emozioni, storie, esperienze. Della vita, insomma. In questi tre racconti ho voluto parlare della vita: delle speranze di un uomo che trova il coraggio di lottare, dell'innocenza di una bambina che sopporta, nella sua fragilità, l'orrore di una guerra, e del valore di una promessa. E ora sono pronto a condividerli con voi, se avrete la voglia di leggere questa semplice storia."
- Nicola Nicodemo -

Blog ufficiale: Blog novel: Il Romanzo

LINK UTILI:

Link per l'acquisto dell'ebook:
Libreria Rizzoli
Amazon
Lulu
Ultimabooks

INTERVISTA

Oggi nel mio salotto virtuale dedicato agli scrittori emergenti, ho il piacere di ospitare un giovane al suo esordio: ciao Nicola...benvenuto...parlaci un po' di te...

Ciao Debby, grazie per avermi invitato, mi fa molto piacere. Allora, che dire? Innanzitutto, sono Nicola Nicodemo, studente di liceo scientifico e aspirante scrittore (non so, mi sembra ancora strano dire scrittore esordiente, anche se ormai ho auto-pubblicato). Dietro queste due definizioni si nascondono le mie grandi passioni: numeri, formule, teoremi, e parole. Spesso mi ripeto che mi basterebbe un computer e una calcolatrice per essere felice. Ma poi mi rendo conto di quanto sia superficiale questa visione, e capisco quale sia la cosa che mi serve davvero: condividere esperienze ed emozioni, qualunque esse siano e con chiunque.

- Come nasce la tua passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura è nata presto. Sì, sembra la solita frase fatta che ogni aspirante scrittore dice per sentirsi figo. Il fatto è che la passione per scrittura, in quanto "rappresentazione grafica del linguaggio per mezzo di segni", è nata grazie ad una vecchia macchina da scrivere dei miei genitori. Il primo anno dell'asilo cominciai a scriverci, ricopiando frasi che trovavo un po' ovunque. Quando poi mi insegnarono a scrivere con la penna, vedevo il mondo che finalmente mi si apriva davanti. Il primo anno di scuola media scrissi una novella, qualcosa di orribile, ma ero così soddisfatto e orgoglioso... La passione per la scrittura creativa si è evoluta nel tempo. È iniziata con i concorsi di poesia, in cui ho cominciato ad ottenere i primi risultati. Ed è diventata realtà concreta con l'apertura del mio blog, quando ho cominciato a scrivere il mio primo romanzo. Da lì la strada è stata in salita, ma ha portato i primi frutti, con racconti pubblicati in varie antologie, e finalmente il mio ebook.

- Hai scelto un tema forte e di grande impatto: vuoi spiegarci il perche'?
La storia della Resistenza durante la Seconda guerra mondiale mi ha sempre affascinato. Questi racconti sono nati per capire come io vedevo quella realtà. Cos'è per me la lotta? Cosa significa per me vivere l'occupazione della propria città? E cosa vuol dire mettere a rischio la propria vita per salvare il futuro delle persone care? Domande a cui non potevo dare una risposta, se non immedesimandomi in Vincent, un ipotetico alter ego che si trovava per le strade di Parigi nel '44. So che mi è impossibile immaginare, perfino lontanamente, quello che provò un qualsiasi parigino a quel tempo, ma i miei racconti nascono in questa prospettiva: spiegare a me stesso il legame con il passato e con una storia di dolore e tragedia. E trasmettere, naturalmente, le emozioni che ho provato al lettore.

- Quanto di Te c'e' nel tuo libro?
Tanto. Forse troppo. Più volte ho temuto di aver plagiato le vicende con la mia presenza emotiva nel testo. Mi dicevo, un testo a sfondo storico (o che, comunque, presume di essere tale) deve essere oggettivo. Ma io non volevo scrivere un testo storico. Io volevo esprimere la sensibilità e l'umanità che c'era nei protagonisti, le emozioni, le paure, il dolore che essi hanno provato. E come potevo farlo, se non impegnandomi emotivamente nella stesura dei racconti? Non c'è niente di autobiografico, nulla della mia vita che alteri la storia. Ma è come se il mio animo, la mia mente, albergassero in Vincent, il protagonista. Sono io a muovermi nei suoi panni, io a vedere la tragedia dell'occupazione nazista. Forse questa è stata una debolezza, ma non potevo inventarmi una personalità diversa, che neppure conoscevo perché non conoscevo un Vincent che avesse vissuto davvero quella guerra.

- Com'e' nata questa storia?
L'idea di scrivere il primo racconto, che si intitola per l'appunto "La gatta che suonava il piano" (a quel tempo non sapevo ancora che sarebbe poi entrato in un'antologia), mi venne dopo aver letto una piccola raccolta dei racconti di Hemingway. Dopo aver letto i suoi testi, ambientati nella Spagna della Guerra Civile, mi sono detto "Voglio scrivere anch'io un racconto così" e l'ho fatto. Non che il mio possa paragonarsi minimamente a quello del maestro, ma ho seguito quella scia: un testo a fondo storico in cui però l'umanità dei personaggi prevale sulla concretezza del conflitto. Io però cambiai locazione e contesto, scegliendo la Francia della Seconda guerra mondiale. Quando finii di scrivere il primo racconto, capii che c'era del potenziale in quella storia. Ne scrissi un seguito, "Lacrima di sangue". E non riuscii a fermarmi. Dovevo portare a termine questo breve ciclo di tre racconti, scrivendo "Il plotone".

- Una domanda che faccio sempre – anzi ti confesso, che e’ la mia preferita - quando hai scritto l’ultima parola, ponendo la parola “fine” come ti sei sentito?
Devo premettere che i racconti sono stati scritti separatamente, quindi ho vissuto il momento di porre la parola "fine" ben tre volte (sebbene dopo la stesura di un romanzo sia molto più intenso). Ma la vera soddisfazione è stata quando li ho messi insieme per farne un'antologia. Li ho visti così, uno dopo l'altro, e mi sono sentito soddisfatto e un po' commosso. Ma è durato un attimo, poi c'è stata la confusione: pensare alla rilettura, alla revisione, alla seconda revisione... 

- Se dovessi scegliere, qual e’ il genere letterario che ami di piu’ o che comunque senti che in qualche modo ti appartiene perche’ ti rappresenta?
Il mio genere preferito è la narrativa. Di ogni tipo, di ogni luogo, di ogni autore. Basta che sia una storia coerente, intensa e commovente, e la leggerò volentieri. Però devo ammettere che non resisto ai thriller... ce n'è sempre qualcuno sul comodino. Non leggo invece i romanzi rosa, quelli coi vampiri, quelli che vendono milioni di copie in meno di due mesi.

- Forse la riterrai una domanda scomoda, ma devo chiedertelo, come mai hai deciso di auto-pubblicarti?
È una domanda scomoda perché molte volte la gente pensa "guarda 'sto sfigato, che si è auto-pubblicato perché il suo testo non vale niente". E allora bisogna cercare di far capire che non sempre è così. Io questa raccolta non l'ho neanche presentata a un editore. Chissà, forse avrei avuto maggior fortuna, o forse sarebbe finita nel cestino della porta elettronica senza essere letta. Ho deciso di far da me, perché è il lettore che mi interessa, né i soldi, né la vendita di un milione di copie... Voglio sapere quel che il lettore pensa dei miei testi, per capire quello che davvero sono in grado di trasmettere, se è valsa la pena lavorare sodo questi ultimi anni. Avere un contatto col lettore, questo m'importa. E poi, per non apparire ipocrita, il mondo dell'editoria italiana è così complesso e così gremito, che forse per i miei racconti, belli o brutti che siano, non ci sarebbe stato posto.

- Ed infine quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Progetti per il futuro? Da dove comincio? Allora, ho due obiettivi principali, il resto è confusione. Primo: la laurea, e quella non scappa. Credo che nei prossimi anni sarò molto impegnato. Ma quello che vi interessa è, forse, il secondo: diventare uno scrittore. Senza illusioni, però. Non voglio sfondare nel mondo dell'editoria. Voglio dare il mio contributo, magari rendendo più piacevole il pomeriggio di uno sventurato lettore che si sia ritrovato fra le mani un mio libro.

Grazie per essere stato cosi' gentile da accettare il mio invito...e' stato un piacere, non mi resta che augurarti...in bocca al lupo per tutto!
Buon week end!

Grazie a te, Debby. È stato davvero piacevole e divertente. Ti ringrazio per l'augurio e lo rinnovo a te, per i tuoi progetti futuri. Ciao a tutti!

2 commenti:

  1. Anche a me piace molto questa tua rubrica!!!la seguo con molto piacere!!cosi posso conoscere autori emergenti!libri davvero belli e imperdibili!!!
    Questo libro è davvero intrigante! è un bel periodo storico!!
    Complimenti per l'intervista!

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